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TITOLO: MODELLI DI AGRICOLTURA A BASSO IMPATTO AMBIENTALE

La normativa sullo sviluppo rurale e sugli aiuti al reddito nei Paesi della U.E. ha previsto, tra l’altro, meccanismi di sostegno al reddito degli agricoltori diversi rispetto al passato, basati sull’assegnazione personalizzata di titoli aventi un valore predefinito. Tra le altre cose, viene chiesto all’imprenditore agricolo di produrre alimenti sani e genuini nel rispetto dell’ambiente, della salute dei cittadini-consumatori e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

In effetti, l’attenzione e la consapevolezza del consumatore alla qualità dei cibi che mangia, alla tutela dell’ ambiente, alla sicurezza degli alimenti, all’incremento della biodiversità, al mantenimento del paesaggio e del patrimonio culturale e storico delle aree rurali, è aumentata molto in questi ultimi anni ed è per questi motivi che il contribuente è disposto a sostenere economicamente le aziende, attraverso la politica di sostegno al reddito ( PAC).

La PAC 2007-2013 aveva introdotto il rispetto di norme sulla condizionalità agricola che abbracciano moltissimi aspetti di gestione dell’impresa. Il pacchetto detta norme introducendo l’obbligo per gli agricoltori di rispettare i Criteri di Gestione Obbligatori (CGO) e di mantenere la terra in Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali (BCAA

Anche nella nuova PAC 2014-2020, molto spazio viene dedicato ai temi della condizionalità e al rispetto dell’ambiente, come ad esempio le novità legate al capitolo Agro-Ambiente-Clima che determinano le condizioni minime per accedere agli aiuti comunitari.

Gli imprenditori agricoli, se vorranno percepire gli aiuti presenti nel secondo pilastro (PSR), dovranno superare i requisiti minimi previsti dalla condizionalità e per questo saranno stilate delle liste inerenti le pratiche agro-ambientali che non potranno beneficiare del doppio contributo(premio base e greening), previsto nel primo pilastro (pagamento diretto).

Una delle più grosse novità della nuova Pac è quella legata al greening e alle aree di interesse ecologico che riguarda le aziende con oltre 15 ettari di superficie aziendale; per cui gli imprenditori dovranno capire che, dal 2015 in poi, almeno il 5% della loro superficie a seminativo dovrà essere destinata ad aree di interesse ecologico (come ad es. terreni a riposo, fasce tampone, terrazze, elementi caratteristici del paesaggio, superfici agroforestali, boschi cedui a rotazione rapida, o superfici con colture azotofissatrici (prati e prati-pascoli di trifoglio-medica e/o altre essenze di leguminose ecc).

L’agricoltura, inoltre deve produrre cibi di qualità sempre piu’ richiesti dai consumatori; quindi l’obiettivo è di arrivare a produzioni certificate.

Infatti, il consumatore vuole sapere l’origine del prodotto, le modalità per ottenerlo, il luogo di produzione e le tecniche adottate; di conseguenza, l’imprenditore per fornire queste risposte, deve possedere un grosso bagaglio di conoscenze ed esperienze.

E’ necessario tutelare la diversità delle specie, intesa come numero e varietà delle specie selvatiche di flora e fauna presenti nel territorio marchigiano, degli habitat e la diversità degli ecosistemi sostenendo le azioni di tutela delle aree strategiche da un punto di vista ambientale e la loro connettività ecologica secondo un approccio di rete sostenuto tanto a livello comunitario, con la Rete Natura 2000, che a livello regionale attraverso la Rete Ecologica Marchigiana (REM) istituita con legge regionale proprio con l’obiettivo di ripristinare la connettività ecologica tra ecosistemi ecologicamente rilevanti. Ciò significa quindi supportare sistemi di gestione agricola a minor pressione ambientale e tipologie di agroecosistema che garantiscono la presenza diffusa di elementi naturali di particolare rilevanza per la biodiversità (siepi, filari, fasce tampone) poiché rappresentano “rifugi residuali” in un ambiente sottoposto a pressione antropica. E’ necessario inoltre mantenere gli ambienti aperti di montagna e collina, rilevanti ai fini della biodiversità, minacciati, in particolare nelle area di montagna, dall’abbandono dell’attività di pascolo.

Le risorse genetiche animali e vegetali minacciate di erosione genetica o a rischio di estinzione rappresentano un patrimonio di biodiversità da tutelare. In particolare è necessario garantire il recupero, la conservazione la valorizzazione delle risorse genetiche autoctone agrarie (vegetali e animali) e forestali per le quali esiste un interesse economico, scientifico, ambientale, paesaggistico o culturale.Alla luce di quanto sopra esposto, è quanto mai necessario mettere in atto comportamenti produttivi virtuosi, rispettosi dell’ambiente e volti alla tutela delle risorse naturali.

Tutti gli adempimenti connessi alla condizionalità, sia per quanto riguarda gli aspetti produttivi che di tutela ambientale, rendono indispensabile una strategia efficace delle attività di informazione e divulgazione in agricoltura, affinché i criteri ispiratori della riforma PAC trovino concreta corrispondenza nella definizione delle funzioni di produzione aziendale.